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PER NON DIMENTICARE
Voglio narrarti una storia assai brutta,
te la racconto perché è importante,
voglio che tu la conosca tutta
per non dimenticarla neanche da grande.
C’erano mamme, c’erano bambini,
c’erano vecchi, c’erano malati,
e a tutti quanti cambiarono i destini,
persone malvagie, miseri esaltati.
Andavano dietro ad una mente pazza,
che vaneggiava su di una pura razza
e, come fossero rifiuti e sudiciume,
trattavano preziose vite umane.
Spero che tu ne colga la morale
per inventarne un’altra con diverso finale,
che sia più lieto, che sia più giusto,
e che non lasci questo disgusto,
ma che dia a tutti la voglia di fare
perché non si ripeta, non certo per dimenticare.
di Germana Bruno
Edited by Martino45 - 22/1/2024, 11:53. -
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MOSTRE E SPETTACOLI
Shoah: conoscere per non dimenticare
Invito alla memoria
Shoah: conoscere per non dimenticare
Testi e immagini (storiche e d'autore) raccontano in 26 pannelli lo sterminio del popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale. Un invito alla memoria e alla riflessione, perché eventi del genere non accadano più.
Le vittime della Shoah vengono ricordate il 27 gennaio, Giorno della Memoria. In quella data le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, rivelando al mondo il genocidio nazista. Il percorso della mostra racconta i fatti salienti relativi allo sterminio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, avvalendosi di testi e immagini:o scopo è fornire un quadro delle ragioni ideologiche e delle tappe storiche che condussero alla Shoah, oltre a mostrare come gli ebrei vissero gli anni delle persecuzioni e la deportazione nei campi di concentramento. La mostra si chiude con i fatti che seguirono la Liberazione del 1945 e un invito alla riflessione perché eventi del genere non si ripetano più.
La Shoah: conoscere per non dimenticare è articolata in 25 pannelli (più una copertina), suddivisi in quattro sezioni.
La prima sezione si intitola ?Le origini della Shoah?e illustra le ragioni dell?odio nei confronti degli ebrei e il modo in cui la discriminazione razziale si trasformò prima in privazione dei diritti politici e poi in segregazione e violenza fisica.
Nella seconda sezione, ?Gli ebrei di fronte all?Olocausto?, si scopre come le vittime reagirono alle persecuzioni o si ritrovarono a subirle: alcune fuggirono all?estero, altre si rifugiarono nei nascondigli, altre ancora vennero segregate nei ghetti e poi deportate.
La terza sezione, ?La vita nel campo di concentramento?, racconta una giornata da deportati: l?arrivo al campo, il vitto, il lavoro forzato, gli spazi affollati delle camerate, le violenze e le uccisioni.
La mostra si chiude su una nota più positiva con la sezione ?Dalla liberazione a oggi?, che descrive i processi ai carnefici, il destino degli ebrei dopo il 1945 e i luoghi della memoria di oggi, lasciando infine il visitatore con una domanda fondamentale: ?Come possiamo impedire che tutto questo si ripeta??.
Da quest?anno la mostra è anche un libro: uno strumento agile, sintetico ed economico pensato per gli studenti e gli insegnanti, con tutti i contenuti necessari a capire la Shoah. Clicca qui per scoprirlo.. -
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“Ad Auschwitz c’era la neve…” – Giornata della Memoria 2024, per non dimenticare
Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto. La giornata si celebra dal 2005, quando fu ufficialmente instituita dall’ONU. In Italia invece si commemora dal 2000.
Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria con la ricorrenza del 27 gennaio perché, in quel giorno del 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazifascista.
Ad Auschwitz, circa 10 giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa.
L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista.
Le truppe sovietiche vi trovarono circa 7.000 sopravvissuti, insieme a corpi morti, abiti, scarpe, tonnellate di capelli, strumenti di tortura e di morte. Le prime immagini che arrivarono furono come un pugno nello stomaco di coloro che avevano chiuso (troppo presto) gli occhi e la bocca di fronte alla tragedia di poveri esseri umani, la cui unica “colpa” era quella essere di religione ebraica o soltanto di avere “sangue” ebreo nelle vene.
Cadaveri umani trattati come spazzatura, mentre i sopravvissuti si porteranno addosso per sempre quell’angoscia incommensurabile, non riuscendo mai a dimenticare ciò che avevano vissuto, subìto, patito. Un dolore insopportabile anche a distanza di tempo.
Nel campo di concentramento più conosciuto sarebbero stati uccisi un milione di ebrei sui circa 6.000.000 totali, ma il conteggio potrebbe essere addirittura più alto, non avendo dati certi. Il più grande genocidio di massa nella storia dell’umanità, partorito da esseri vili e meschini.
“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”. In queste parole della dolcissima Anna Frank, tramandateci grazie ai suoi diari, è racchiuso il senso del Giorno della Memoria, ricorrenza che si celebra in gran parte del mondo, ogni anno, il 27 gennaio.
www.amnotizie.it/2024/01/26/ad-aus...on-dimenticare/. -
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Il bello della vita è...ritrovare la luce in una notte qualsiasi, che sembrava la più scura e decidere che... se la vita ti ha messo davanti una montagna...tu imparerai a volare!”
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«Mai come in questo momento, in un mondo dove ogni giorno si moltiplicano episodi di razzismo, di intolleranza, di xenofobia è importante celebrare anche quest’anno il “Giorno della Memoria».. -
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…che quindi non sia…
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La farfalla
Pavel Friedman
Pavel Friedman visse in Repubblica Ceca sotto il nazismo.
Fu deportato nel ghetto di Terezin
e da lì successivamente ad Auschwitz,
dove morì.
La farfalla racconta la sua vita nel ghetto,
dove le farfalle - ricorda - non vivono.
La Farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
L’ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.. -
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