Merate, sangue senza più ossigeno: arriva in pronto soccorso guidando

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    MESTOLO DI BRONZO

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    Merate, sangue senza più ossigeno: arriva in pronto soccorso guidando


    Merate, sangue senza più ossigeno: arriva in pronto soccorso guidando
    © Fornito da Il Giorno

    Merate (Lecco), 15 gennaio 2024 – “Non mi sento bene, ho la febbre alta e non mi scende". La febbre alta persistente a 39 gradi in realtà era il minore dei mali per la paziente di 60 anni che nei giorni si è presentata al Pronto soccorso dell’ospedale di Merate. Il problema principale era semmai che la sua saturazione era pari 43, quando normalmente la percentuale di molecole di ossigeno legate all’emoglobina dovrebbe essere intorno al 97%, mentre al di sotto del 90% non solo è considerata bassa, ma pericolosa, ai livelli che presentava lei assolutamente letale. Che la sessantenne, che abita in zona, sia riuscita da sola a salire in auto, guidare senza collassare fino San Leopoldo Mandic, attendere il suo turno in coda e spiegare all’infermiera di triage addetta all’accettazione come si sentisse, è stata quindi una circostanza che ha dell’incredibile. Oltre ad una saturazione incompatibile con la vita, la donna presentava inoltre valori di anidride carbonica nel sangue proibitivi, superiori a quelli che prima inducono al coma e poi, nel giro di breve, alla morte. Poco dopo il suo approdo in Pronto soccorso ha infatti perso conoscenza. Se fosse svenuta in un altro posto, magari a casa o in strada, non ce l’avrebbe certamente fatta, perché i soccorritori non l’avrebbero mai raggiunta in tempo.

    Nonostante il caso clinico più unico che raro, i sanitari di turno nel reparto di emergenza, tra cui il primario Giovanni Buonocore, con estrema professionalità e competenza, senza lasciarsi prendere dal panico per una situazione inedita mai affrontata nemmeno con i malati di Covid più critici, sono invece riusciti a compiere il vero e proprio miracolo medico di intubarla e stabilizzarla, insieme al rianimatore di guardia Matteo Pedeferri. Inizialmente la paziente non rispondeva ad alcuna manovra né ad alcun tentativo di rianimarla: in preda agli spasmi muscolari, il suo petto continuava a contrarsi, impedendo sia di insufflarle aria nei polmoni, sia di consentirle di espirare, nonostante sottoposta appunta a ventilazione forzata. Dopo interminabili minuti i medici hanno però ripristinato parametri e valori accettabili, tanto che hanno potuto trasferirla in Terapia intensiva, per sottoporla a tutti gli accertamenti del caso, da cui sono emersi problemi polmonari, e somministrarle terapie specifiche. Ora la sessantenne si è ripresa, dopo un periodo di ricovero in Rianimazione sotto stretta osservazione, è stata estubata e spostata in un reparto di degenza ordinaria in attesa di essere dimessa.


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