Cos’è (davvero) la carne coltivata

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    MESTOLO DI BRONZO

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    Cos’è (davvero) la carne coltivata

    GIORGIO CALABRESE



    Con l’approvazione della legge contro la produzione e la vendita della carne sintetica o artificiale si è aperto un dibattito intenso, come quello che ci fu in Italia per gli alimenti OGM, cioè Geneticamente Modificati, e subito si sono create le due fazioni, divise e divisive: le pro e le contro.

    Quali sono le differenze tra la carne sintetica e la carne convenzionale? Vediamone i vantaggi e gli svantaggi. La produzione su larga scala di carne sintetica può richiedere l’uso di ormoni della crescita per la produzione di carne; questo, tuttavia, non è una regola, ma desta comunque serie preoccupazioni. Sulla parvenza di “artificialità”, gioca un ruolo molto importante la diversità nell’aspetto, nel gusto non simile a quello della carne tradizionale, odore e consistenza della sintetica rispetto alla tradizionale. Al momento si stima che la carne coltivata sia significativamente più costosa della carne convenzionale. Il fattore di costo principale sarebbe il terreno di coltura, dovuto all’utilizzo di siero animale o alla produzione di proteine alternative.

    Il primo hamburger coltivato nel 2013 costò circa 330.000 dollari americani. Il concetto di carne sintetica fu reso popolare nei primi anni 2000 da Jason Matheny, coautore di un importante articolo scientifico, e creatore di «New Harvest», la prima organizzazione mondiale senza scopo di lucro dedicata al supporto della ricerca sulla carne in vitro. Nel 2013, Mark Post, professore alla Università di Maastricht, mostrò il primo modello ufficiale di carne sintetica – sotto forma di hamburger. Solo allora i media cominciarono ad interessarsi dell’argomento: «SuperMeat» aprì un ristorante-laboratorio chiamato «The Chicken» a Tel Aviv, per testare la reazione dei consumatori all’innovativo «Chicken Burger». La prima vendita commerciale al mondo di carne coltivata in cellule (prodotta dall’azienda statunitense «Eat Just») avvenne nel dicembre 2020 presso il ristorante «1880» di Singapore

    La legge appena approvata non solo non nega la ricerca ma la supporta con Comitati Etici, il cui percorso dura da 6 a 10 anni. Alla fine di questo periodo dopo aver valutato aspetti positivi e negativi, frutto della sperimentazione su cavia (e non sull’uomo) si può passare alla sperimentazione sull’uomo.

    È successo che, dopo il via alla ricerca da parte della FDA americana, tale prodotto è stato posto in vendita in ristoranti di Singapore e d’Israele dove, però, per poter consumare la carne sintetica, prima di cibarsene viene richiesta una malleva, ovvero occorre firmare un documento con il quale si solleva di responsabilità il ristoratore, nel caso in cui si evidenziassero danni alla salute e non da un giorno all’altro ma nei successivi 5 anni!

    Ciò vuol dire che i danni possono anche esserci a scadenze più lunghe, per esempio, rispetto alle note intossicazioni alimentari, ma non è questo l’ambito. Questa non è più ricerca scientifica ma pura e diretta sperimentazione sull’uomo. Un modus operandi che non da alcuna certezza, mentre noi abbiamo sempre più bisogno di prevenzione senza incorrere in rischi ignoti. Dunque, massima apertura verso la ricerca sui nuovi meccanismi tecnologici ma debbono essere sperimentati e certificati prima del consumo. Il corretto metodo scientifico prevede dopo la ricerca (che sembra sia già stata espletata) il periodo di prova su cavia, saltando questo passaggio l’uomo diventa coincidente con la cavia.


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