Coronavirus, il bollettino del 20 luglio: 86.067 nuovi contagi, 157 morti. Il tasso di positività scende al 22,6%

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    Coronavirus, il bollettino del 20 luglio: 86.067 nuovi contagi, 157 morti. Il tasso di positività scende al 22,6%

    PAOLO RUSSO


    (ansa)

    ROMA. Sono 86.067 i contagi rilevati oggi in Italia, 24 mila in meno di quelli conteggiati sette giorni fa, a conferma che la discesa è oramai iniziata e non sembra al momento reversibile. Anche il tasso di positività va giù dello 0,6, posizionandosi al 22,6%. Anche le vittime, oggi 157, sono 19 in meno rispetto a ieri. Sono 3 in meno i ricoverati nelle terapie intensive, 62 in più quelli nei reparti di medicina.

    In Toscana sono 4.259 i nuovi casi rispetto a ieri. Effettuati 2.402 tamponi molecolari e 18.216 tamponi antigenici rapidi, con un tasso di positività del 20,7% (77,4% per le prime diagnosi). Rispetto a ieri in calo i casi (erano 6.448). Purtroppo oggi si registrano altri 10 decessi. Nuovo rialzo dei ricoveri che superano quota 800: sono 811, 21 in più rispetto a ieri, di cui 28 in terapia intensiva, 3 in meno.

    Nel Lazio si contano 5.059, meno 3.067 rispetto a quelli di ieri mentre i decessi sono 5, quattro in meno. I casi in quota a Roma sono 3.503. Nei reparti di medicina si contano 15 ricoverati in più mentre sono stabili le terapie intensive.

    Calano da 14.585 a 9.112, in Campania, i neo positivi al Covid su 41.366 test esaminati. Cala anche il tasso di incidenza che ieri era pari al 26,07% ed oggi è al 22,02%.Otto i deceduti nelle ultime 48 ore; due i deceduti. Negli ospedali, continua il calo dei ricoveri in terapia intensiva con 33 posti letto occupati (ieri erano 34); leggero in rialzo in degenza con 728 posti letto occupati (ieri erano 726).

    Scendono da 9.857 a 6.205 i nuovi casi di Covid rilevati Puglia su 30.481 test giornalieri registrati, con una incidenza del 20,3%. Le vittime sono cinque. Le persone attualmente positive sono 80.602, delle quali 479 (ieri 490) sono ricoverate in area non critica e 17 in terapia intensiva (come ieri).

    Nella settimana tra il 12 e il 19 luglio i ricoveri Covid sono cresciuto del 17,1%, con un rallentamento rispetto alla settimana precedente, quando l'aumento era stato del 35% rispetto alla settimana prima. A segnare un aumento sono soprattutto i pazienti `Con Covid´, cioè pazienti trovati incidentalmente positivi al tampone pre-ricovero ma arrivati in ospedale per curare altre patologie: sono il 58% dei ricoveri Covid mentre i pazienti `Per Covid´, cioè ricoverati perché hanno sindromi respiratorie e polmonari dovuti a SarsCoV2 rappresentano il 42% dei ricoverati. Sono i dati salienti dell'ultima rilevazione effettuata negli ospedali aderenti alla rete sentinella di Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere). Secondo l'analisi, tra i ricoverati (sia nei reparti ordinari, sia nelle terapie intensive) il 21% non è vaccinata.

    La pandemia non è finita; in autunno e inverno ci si attende un nuovo «aumento di infezioni, ricoveri e decessi» da SarsCoV2 e perciò occorre fin da subito mettere in atto misure per ridurre i rischi associati a Covid. È questo, in sintesi, il contenuto di un documento pubblicato dall'ufficio europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che fornisce le indicazioni per prepararsi alla prossima stagione fredda.
    «Stiamo assistendo a un aumento dei ricoveri, che aumenteranno ulteriormente solo nei mesi autunnali e invernali con la riapertura delle scuole, le persone che tornano dalle vacanze e lo spostamento della socializzazione al chiuso con l'arrivo del clima più freddo», dice il direttore Hans Kluge?.
    Il documento (`Strategy considerations for severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2) and other respiratory viruses in the WHO European Region during autumn and winter 2022/23´) indica chiaramente le misure per contenere la pandemia: si va dall'aumento delle coperture vaccinali nella popolazione generale alla somministrazione delle quarta dose ai gruppi a rischio una volta passati tre mesi dall'ultima dose; dalla promozione dell'utilizzo della mascherina nei luoghi chiusi alla ventilazione degli spazi pubblici come le scuole, fino all'utilizzo tempestivo di tutte le armi terapeutiche disponibili, per esempio gli antivirali. Dal punto di vista sanitario, la priorità è tenere in vita ed efficiente il sistema di sorveglianza. Il documento consiglia, però, anche di prevenire la sofferenza dei servizi sanitari assumendo, anche con forme flessibili, nuovo personale. Tra le altre cose, consiglia anche di prestare attenzione al long-Covid che potrebbe avere un forte impatto sui servizi sanitari.

    Per l'Oms occorre iniziare ad adottare le misure fin da subito: «Aspettare l'autunno per metterle in pratica sarà troppo tardi», conclude Kluge.

    Pfizer e BioNTech hanno nel frattempo annunciato di avere completato la procedura di richiesta di approvazione all'Agenzia europea dei medicinali (Ema) per il vaccino aggiornato contro Covid-19. Il vaccino è bivalente e oltre a contrastare il vecchio virus è stato adattato anche alla sotto-variante Omicron BA.1. La domanda di approvazione riguarda per ora le somministrazione alle persone con età pari o superiore ai 12 anni.
    I dati resi disponibili nelle scorse settimane dall'azienda e sottoposti a Ema mostravano che il nuovo vaccino induceva una risposta immunitaria superiore contro Omicron BA.1 rispetto al vaccino attualmente in commercio.

    Gli attuali vaccini somministrati come dose booster sembrano però continuare a difenderci dalle forme gravi di malattia. Nonostante siano basati su varianti del virus non più in circolazione, difendono in parte anche da Omicron, evitando le conseguenze più gravi dell'infezione. Lo afferma un nuovo studio condotto in laboratorio e guidato dalla statunitense Università di Washington, con un contributo anche italiano di Irccs Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Istituto Nazionale di Genetica Molecolare (Ingm) `Romeo ed Enrica Invernizzi´ di Milano. La ricerca, pubblicata sulla rivista Science, evidenzia che gli attuali vaccini riescono ancora a stimolare in misura sufficiente il sistema immunitario e che la sottovariante BA.5 di Omicron presto sostituirà le altre a livello globale. I ricercatori, guidati da John Bowen e Amin Addetia, hanno analizzato campioni di plasma (la componente liquida del sangue) in laboratorio, per valutare l'efficacia dei vaccini o di una precedente infezione nei confronti delle varie sottovarianti di Omicron. Alcuni dei campioni provenivano da individui che avevano contratto Covid-19 in una fase molto precoce della pandemia: solo 5 su 24 presentavano ancora un'attività immunitaria rilevabile, e comunque molto debole. I ricercatori hanno anche testato i vari vaccini disponibili: Moderna, Pfizer, Novavax, Janssen (Johnson&Johnson), AstraZeneca, Sinopharm e Sputnik V. Nonostante l'immunità protettiva da loro generata sia stata gravemente attenuata dalle sottovarianti di Omicron, una dose di richiamo, indipendentemente dal tipo di vaccino, porta gli anticorpi neutralizzanti a livelli apprezzabili per tutte le varianti. Per essere preparati alla futura evoluzione della pandemia da Sars-CoV-2, gli autori dello studio sottolineano l'importanza di proseguire nell'attenta sorveglianza delle nuove varianti, di continuare man mano a valutare l'efficacia dei vaccini attuali e di sostenere gli sforzi per svilupparne di nuovi.



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