Covid, il bollettino del 15 luglio: 96.384 nuovi casi e 134 morti Crescono ancora le terapie intensive (+4) e i ricoveri (+248)

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    Covid, il bollettino del 15 luglio: 96.384 nuovi casi e 134 morti
    Crescono ancora le terapie intensive (+4) e i ricoveri (+248)


    PAOLO RUSSO

    Il picco sembra essere stato raggiunto perché i 96.384 casi di oggi sono circa 12mila in meno di quelli del venerdì di una settimana fa, quando i tamponi erano stati invece 20mila in più. Ma il prezzo da pagare a questa ondata estiva è ancora alto. Oggi altri 134 morti contro i 105 di ieri, mentre sono 4 i ricoverati in più nelle terapie intensive, 248 quelli nei reparti di medicina.

    Passano da 10.525 a 9.264 i nuovi casi di Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore in Veneto, che portano il totale dei contagi a 1.989.411. Il bollettino regionale segnala 13 vittime. Prosegue l'aumento degli attuali positivi, che sono 107.751 (+905), mentre scendono i dati clinici, con 917 ricoveri in area non critica (-6) e 36 (-8) in terapia intensiva.

    La regione con più casi Covid è anche oggi la Lombardia con 13.001 nuovi contagi. Numeri alti anche in Veneto (+9.264) ed Emilia Romagna (+7.777).

    Nel Lazio i casi sono 8.512, meno 1.236 rispetto a ieri, mentre i decessi sono 8, uno meno di 24 ore fa.

    Scendono da 12.612 a 11.546 i nuovi positivi al Covid in Campania, su 42.523 test esaminati. Il tasso di incidenza è al 27,15%, lievemente inferiore al dato di ieri (27,81). Il bollettino regionale segnala tre nuove vittime. In risalita l'occupazione dei posti letto nelle terapie intensive, a quota 29 (+2), mentre quella nelle degenze scende a 720 (-14).

    Calano appena da 8.139 a 8.037 i nuovi casi di Covid rilevati Puglia su 32.356 test giornalieri registrati, con una incidenza del 24,8%. Le vittime sono state 8. Le persone attualmente positive sono 93.017 delle quali 479 sono ricoverate in area non critica (ieri 472) e 18 in terapia intensiva (come ieri ).

    Resta stabile, anche se registra un lieve calo, la curva dei contagi in Calabria. Sono 3.057 i positivi al Covid 19 riscontrati nelle ultime 24 ore nella regione contro i 3.149 di ieri, con 9.581 tamponi e un tasso che sfiora il 32%. Sei i decessi. Aumentano i ricoveri nei reparti ordinari, +8 ( 314) mentre calano di due unità quelli in terapia intensiva (15).

    Nessuna regione è classificata a rischio basso: il monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute sull'andamento dell'epidemia di Covid-19 indica che 13 regioni sono a rischio moderato (5 delle quali ad alta probabilità di progressione), mentre 8 sono a rischio alto «per la presenza di molteplici allerte di resilienza e una per non aver raggiunto la soglia minima di qualità dei dati trasmessi all'Iss».

    Salgono in una settimana dal 10% all'11% i casi rilevati tramite il tracciamento dei contatti; scendono dal 41% al 39% i casi rilevati sulla base della comparsa dei sintomi e aumentano dal 49% al 50% quelli con lo screening.

    Sintomi da Covid ma tampone negativo
    Avere sintomi compatibili con quelli di Covid-19 ma il tampone negativo, che diventa positivo quando si sono affievoliti. Sempre più persone segnalano questo «scarto temporale che ha attirato l'attenzione della comunità scientifica». A spiegarlo è la rubrica web «Dottore, ma è vero che?», a cura della federazione dell'Ordine dei medici (Fnomceo).

    È difficile stimare quanti casi riguardi, e quali persone siano più a rischio, soprattutto perché sempre meno ci si sottopone ai test ufficiali. Così come difficile è capirne la causa. L'ipotesi più supportata «è legata al comportamento del nostro sistema immunitario: si pensa che i sintomi precedano il risultato positivo ai test perché oggi il sistema immunitario si attiva molto più velocemente contro il virus. All'inizio della pandemia, infatti, i contagi avvenivano tra persone che non avevano mai preso prima Sars-CoV-2 e che non erano vaccinate, e il virus poteva agire indisturbato per diversi giorni prima che l'infezione fosse tale da essere rilevata dal sistema immunitario. Oggi, invece, con la maggior parte della popolazione vaccinata o già esposta al virus, la reazione immunitaria è più rapida e può portare a casi in cui si hanno sintomi, ma non si risulta positivi, perché la carica virale non è ancora sufficiente rispetto alla sensibilità del test».

    Un'altra ipotesi riguarda la diversa dinamica con cui le più recenti varianti circolano nell'organismo. Alcuni studi, infatti, hanno rilevato, con le nuove varianti, un minore accumulo delle particelle virali nelle cellule del naso, rendendo più probabili i falsi negativi.

    Una terza possibilità è che sia il riflesso del maggior ricorso ai tamponi fai-da-te, molte persone non raccolgono con cura il materiale biologico, determinando più falsi negativi. Per ora non serve preoccuparsi, ma può essere utile prendere qualche precauzione. «Un test negativo in presenza di sintomi non dovrebbe essere un lasciapassare per uscire», conferma Emily Martin, epidemiologa dell'Università del Michigan. E questo vale in presenza di tutti i tipi di virus.

    La pandemia nel Regno Unito
    Prosegue anche nel Regno Unito il rimbalzo dei contagi da Covid-19, fino a una stima da 2,7 a 3,5 milioni di pazienti infettati, stando ai modelli aggiornati ogni sette giorni dall'Office for National Statistics (Ons). La tendenza, in atto di nuovo da oltre un mese, viene messa in relazione dagli esperti ancora con le sotto-varianti del ceppo Omicron, BA.4 e BA.5. Essa ha subito un rallentamento nelle nazioni del Regno più colpite a giugno, stando ai dati riferiti alla settimana scorsa; ma il totale dei ricoveri negli ospedali continua per ora a salire, seppure non ai livelli di precedenti ondate, mentre preoccupa la nuova comparsa nel Regno (come in Germania, negli Usa, in Canda e in Australia) di un'ennesima sotto-variante di Omicron: la BA.2.75, importata dall'India dove a partire da inizio maggio ha già mostrato un potenziale di maggiore trasmissibilità.

    I casi di “Centaurus”
    I casi di sotto-variante BA.2.75 (la cosiddetta `Centaurus´) isolati fino a ieri nel mondo ammontano a 290. Oltre l'82% delle sequenze depositate nel database GISAID provengono dall'India, nella quale, a partire da inizio giugno, sono state depositate 239 sequenze del virus, pari a quasi il 4% dei virus isolati nel Paese tra il 14 giugno e il 5 luglio.
    I casi rimanenti sono stati rilevati in altri 14 Paesi: 14 nel Regno Unito, 9 in USA, 6 in Nuova Zelanda, 4 in Canada, 4 in Indonesia, 3 in Giappone, 2 in Australia, Germania e Nepal, 1 in Danimarca, Lussemburgo, Martinica, Olanda e Turchia. I dati, estratti dalla database GISAID, sono stati diffusi su Twitter da Raj Rajnarayanan professore alla Arkansas State University.


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