Borse, Piazza Affari peggiore d’Europa: perde il 5,17% e brucia 39 miliardi, travolte le banche. Negli Usa inflazione record Giornata nera per le Borse

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    Borse, Piazza Affari peggiore d’Europa: perde il 5,17% e brucia 39 miliardi, travolte le banche. Negli Usa inflazione record
    Giornata nera per le Borse, il differenziale con il Bund tedesco si è allargato a 224 punti


    SANDRA RICCIO




    Dopo il forte rosso di ieri, la ripartenza delle Borse di oggi è di nuovo all’insegna della forte volatilità. Gli operatori di mercato reagiscono con nervosismo alle indicazioni sulla politica monetaria arrivate ieri dalla Banca centrale europea (Bce). Raffica di Sospensioni a raffica a Piazza Affari dove il Ftse Mib perde il doppio degli altri indici europei chiudendo la seduta a -5,17% a quota 22.547. Lo spread sale a 224 punti col rendimento del bond italiano al 3,75% – ai massimi da febbraio 2014 – all'indomani della Bce e dopo il dato sull'inflazione Usa che fa ormai scommettere su tre prossimi rialzi dei tassi da parte della Fed. Le vendite colpiscono soprattutto i bancari con il valore dei Btp ai minimi. Sono finite in asta di volatilità Bper, Uncredit e Banco Bpm che poi hanno lasciato sul terreno rispettivamente il 12,9%, il 9,1% e il 12,05%.

    Il Cac 40 di Parigi cede il 2,69% a 6.187,23 punti, il Dax 30 di Francoforte arretra del 3,05% a 13.765,57 punti, l'Ftse 100 di Londra registra una flessione del 2,17% a 7.313,72 punti.

    Le parole della Bce hanno pesato sul segmento obbligazionario e in particolare sul Btp. Francoforte, infatti, ha confermato un atteggiamento «hawkishen» e ha fatto salire l’allarme sulle piazze finanziarie riportando in primo piano il rischio periferia. La paura è che l’accelerata sulle manovre restrittive possa rallentare l’economia e gli utili societari e, nella peggiore delle ipotesi, portare a una nuova fase recessiva.

    La Bce ha detto che porrà fine agli acquisti netti di attività nell'ambito del PAA a partire dal 1° luglio 2022. Per contrastare l’inflazione alzerà i tassi di 25 punti base nella prossima riunione che si terrà il prossimo mese. A settembre è previsto un secondo ritocco al costo del denaro. Se però l'inflazione non dovesse dare segnali di raffreddamento, il rialzo potrebbe essere maggiore. Alcuni analisti ipotizzano che possa trattarsi di un ampliamento più ampio di quello di luglio, di 50 punti base, e che nelle successive riunioni non siano esclusi ritocchi di altrettanta entità.

    Il debito dell'Italia nella zona a rischio
    Intanto dopo la riunione di ieri il debito dell’Italia è tornato di nuovo in primo piano ed è ricomparso anche lo spettro della crisi dei bond sovrani del 2012. Non c’è solo l’inflazione nel mirino dell’Eurotower, «la frammentazione finanziaria all'interno dell'eurozona è un altro problema per la Bce – ricorda Michele Sansone, Country Manager di iBanFirst per l'Italia -. Il mercato delle obbligazioni sovrane italiane si trova nella zona a rischio. Questo accade mentre il Qe non è ancora ufficialmente finito. Dall'inizio dell'anno, gli investitori stranieri stanno cercando di uscire dal mercato obbligazionario italiano. Ci si aspetta che la Bce annunci uno strumento per gestire gli spread sovrani nel terzo trimestre, una sorta di programma Omt ma con una leggera condizionalità. Si tratta di uno strumento necessario se la Bce vuole effettuare rialzi più aggressivi in futuro ed evitare che si ripeta la crisi del debito del 2012. Da questo punto di vista, l'Italia è ancora il punto debole per gli investitori».
    Torna il timore per la periferia
    «Come ci si aspettava, la Bce riporterà i tassi in territorio positivo nel corso di quest’anno, ponendo fine a 8 anni di tassi negativi e all’era del Qe – è il commento di Lale Akoner, Senior Market Strategist, BNY Mellon Investment Management -. L’istituto centrale ha segnalato un incremento dei tassi di 25 punti base a luglio e un possibile aumento di 50 punti base a settembre. La domanda principale per l’area euro ruota attorno a ciò che la Bce farà per contenere l’aumento degli spread delle obbligazioni periferiche dell’area euro man mano che le condizioni finanziarie si fanno più stringenti. La risposta dalla periferia complica la funzione delle politiche della Bce, ma pensiamo che l’istituto presterà attenzione ai rischi della periferia». Per l’esperto è importante notare che, durante la decisione di ieri, non sono stati forniti dettagli su come la Bce affronterà i problemi di frammentazione nel continente; questo ha portato gli spread periferici ad ampliarsi ai livelli massimi da 2 anni, e ha fatto sì che il mercato fornisse un’interpretazione accomodante in merito a un possibile supporto fiscale in futuro per combattere tale frammentazione.
    «Sui mercati, ci aspettiamo che i rendimenti obbligazionari aumentino e le curve si appiattiscano. Ci aspettiamo anche che l’euro resti debole contro il dollaro, poiché la Bce è ancora dietro la curva rispetto alla stretta monetaria della Fed e si trova ad affrontare forze stagflattive più intense rispetto a quelle che interessano l’economia statunitense».

    L’inflazione Usa
    I prezzi al consumo negli Stati Uniti hanno subito una nuova accelerazione a maggio, dopo una breve pausa ad aprile, portandosi ai massimi dal dicembre 1981. A maggio su base annuale l'inflazione avanza all'8,6%, oltre le stime che scommettevano su un +8,3%, come in aprile. Su base mensile i prezzi al consumo salgono dell'1%, contro lo 0,7% previsto e lo 0,3% precedente. L'inflazione “core” rallenta al 6,0% tendenziale contro il 5,9% stimato e il 6,2% di aprile. Su base congiunturale i prezzi al consumo, depurati da energia e alimentari, segnano +0,6% come nel mese precedente e contro un atteso +0,5%. I prezzi energetici sono cresciuti del 3,9% e quelli alimentari sono saliti dell'1,2%. Il Dipartimento del Lavoro ha dichiarato che l'aumento dei prezzi ha interessato tutti i settori, con «gli indici delle abitazioni, della benzina e dei prodotti alimentari che hanno contribuito maggiormente». In particolare i prezzi dell'energia sono aumentati del 34,6% rispetto all'anno precedente, registrando il maggiore incremento dal settembre 2005. I prezzi dei generi alimentari hanno registrato il maggior incremento dal marzo 1981, pari al 10,1% su base annua. Wall Street è in deciso calo con il Dow Jones che perde il 2,5% e il Nasdaq il 3,6%. L'euro arretra ancora a 1,055 dollari. Questi dati dovrebbero contribuire a convincere la Fed a inasprire ulteriormente i tassi di interesse la prossima settimana, in occasione della riunione del Fomc. La leva principale della banca centrale e' quella di frenare la domanda dei consumatori e delle imprese, attraverso l'aumento dei tassi di interesse. Li ha già aumentati due volte, di un quarto di punto e poi di mezzo punto, portandoli a un intervallo compreso tra lo 0,75 e l'1,00%. Ieri il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen davanti alla Camera dei Rappresentanti ha sottolineato che l'attuale inflazione all'8% «è inaccettabile» per gli Stati Uniti e un obiettivo del 2% per la Fed è un «obiettivo appropriato». Yellen ha ammesso di aver sottovalutato l'inflazione, lo scorso anno. «Mi sono sbagliata», ha detto in diverse occasioni, «ci sono stati ampi e inaspettati shock per l'economia che hanno spinto in rialzo i prezzi dell'energia e dei generi alimentari, e colli di bottiglia che hanno duramente colpito la nostra economia che all'epoca non avevo pienamente capito». Il segretario al Tesoro ha aggiunto che e' importante continuare a ridurre il deficit nell'attuale contesto inflazionistico e che una recessione negli Stati Uniti è improbabile ma il rischio c’è.


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