Addio a Raoul Casadei, è morto il re del liscio: la sua musica conquistò le balere di tutta Italia

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    Quel 'lissio' di Raoul Casadei che trasformò la 'sua' Romagna in Romagna di tutti

    di Emilio Marrese



    A 83 anni è morto, di coronavirus, il capostipite della musica da balera

    Romagna mia. Sua. E di tutti. Come O sole mio o Volare, un inno planetario a quella terra dei fiori e del mare dalla quale lontan non si può star. Lo compose nel 1954 Secondo Casadei, il capostipite del clan romagnolo che sta alle balere come gli Orfei al circo, ma fu Raoul Casadei, morto di coronavirus a 83 anni stamattina, a farla diventare una hit internazionale, cantata anche dai Deep Purple e - si narra - da papa Wojtyla che la storpiava in Polonia mia: un evergreen dalla Scandinavia all'Australia. Dove per altro, avendo paura di volare, Raoul non aveva mai messo piede, lasciando le note della sua orchestra a viaggiare da sole.

    Raoul Casadei era il re del liscio, anzi lissio come si dice dalle sue parti. Valzer, mazurka, polka: balli da teste argentate e grintose, suoni che sanno di sole e allegria, estate, vacanze italiane, aie di campagna, rotonde sul mare, piste di periferia, vitelloni, amori balneari, volteggi, maratone, dolcevita, sorrisi e magliettine sbrilluccicanti. "Gli anni del sogno italiano - raccontava lui -, tutti ci credevamo. Noi Casadei lottavamo per il tempo libero e il diritto di divertirsi".

    I Casadei sono una dinastia e un marchio: sinonimo di Romagna e di questo genere di musica, un po' come l'aspirina per l'acetilsalicilico o il vinavil per la colla. E Raoul era l'anima, il leader, l'amministratore delegato di quella multinazionale della felicità fondata nel 1928 dallo zio Secondo ed ereditata, alla sua morte, nel 1971. "Sono stato l'antesignano degli anchormen di oggi - raccontava ancora - A differenza degli altri che salivano sul palco, cantavano e se ne andavano, io intrattenevo con racconti e aneddoti, con il linguaggio semplice e immediato che avevo imparato ad usare con i bambini a scuola. E poi facevo ballare. Soprattutto quelli che non sapevano farlo, oggi lo chiamerei social-ballo".

    Raoul, nato profeticamente il giorno di Ferragosto del 1937 a Gatteo Mare, strimpellava la chitarra fin da ragazzino, seguiva sul palco lo zio, ma aveva studiato da maestro elementare e lo aveva anche fatto per diciassette anni, incontrando tra i banchi la collega Pina, compagna poi di tutta la vita. Nel 1973 scrisse un altro successo internazionale della band, Ciao Mare, seguito da Simpatia, La mazurka di periferia, Romagna e Sangiovese, Romagna Capitale.

    L'Orchestra diventò "Secondo e Raoul Casadei" ed esordì anche al Festival di Sanremo nel 1974. E poi Festilvabar, Disco per l'Estate, fotoromanzi, pubblicità, film (pure con Fred Astaire). Un'icona di una stagione leggera e un po' perduta, l'altra faccia solare e diurna del luna park Romagna, quella tutto ballo e niente sballo.

    Una decina d'anni intensi, anche 365 concerti all'anno con doppi turni quotidiani pomeriggio e sera, e poi negli anni Ottanta vai col liscio: Raoul si ritira dal palco e si dedica ad amministrare l'azienda, sempre più florida. Il testimone passa infine al figlio Mirko, che adegua la band ai tempi e ai gusti, mentre Raoul crea discoteche, navi danzanti, festival da duecentomila spettatori (Balamondo, dove anche Gloria Gaynor intona Romagna Mia), fattorie, libri eccetera continuando a fare da ambasciatore, patriarca e popstar da Bruno Vespa a Pippo Baudo, da Sanremo (ci tornerà con Elio e le Storie Tese per la Terra dei Cachi) all'Isola del Famosi (primo aereo preso nel 2006: "Non ci volevo andare, non mi è piaciuto, ma mia figlia voleva farsi la casa nuova..."). Da oggi la nostalgia del passato si sentirà un po' di più.




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