Perchè l' anno bisestile ... cosa è e come viene calcolato

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    MESTOLO DI BRONZO

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    Il 2020 è un anno bisestile. Significa che i giorni non sono 356, ma uno in più: oggi, il 29 febbraio. L’anno bisestile cade ogni 4 anni: l’ultimo che abbiamo vissuto è il 2016, il prossimo sarà il 2024. Ma che cosa significa questa definizione?
    Che cos’è l’anno bisestile
    Per capirlo, bisogna innanzitutto distinguere tra «anno civile» e «anno solare». Il primo, anno civile, è quello che vediamo sul calendario. Ovvero quello che dura, appunto 365 giorni. Mentre l’ anno solare, il periodo che serve alla Terra per fare un giro completo intorno al Sole, è sempre uguale: 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi. Da ciò si deduce che, ogni anno, avanziamo circa 6 ore. Che poi vengono raggruppate per formare un giorno di 24 ore. Ogni quattro anni. Ed ecco l’utilità dell’anno bisestile e dell’introduzione del 29 febbraio nel calendario. C’è però un altro problema: anche con l’aiuto degli anni bisestili, avanziamo ogni anno qualche minuto. Non sono infatti 6 ore precise quelle che avanziamo, ma «circa» 6 ore. Ecco allora che per aggiustare il tutto si è deciso di rendere bisestili anche alcuni dei primi anni di secolo. Non tutti: sarebbe troppo. Soltanto quelli divisibili per 400. Il 2000 è stato un anno bisestile, ad esempio. Il 1900, no.

    Come è nato l’anno bisestile
    Questo complesso calcolo per rendere il calendario civile il più possibile coerente con l’anno solare è stato inizialmente creato da Giulio Cesare nel 46 avanti Cristo. Anche prima di lui c’erano stati diversi tentativi di mettere ordine, soprattutto tra gli astronomi, ma è con il calendario giuliano che si porta la durata dell’anno da 355 a 365 giorni, viene eliminato il mese «aggiuntivo» di 20 giorni — ma era di durata variabile — per pareggiare i conti e viene data una regola un po’ più precisa. C’è anche da aggiungere che ai tempi ogni mese era diviso in calende, idi e nne. Il giorno aggiuntivo viene inserito « il sesto giorno prima delle calende di marzo», che sarebbe il 24 febbraio. Negli anni bisestili, questo durava 48 ore al posto che 24. Quindi c’erano due giorni prima dei sesti giorni prima delle calende. Da qui il nome « Bisextus», bisestile. Il calendario è rimasto invariato per secoli. Si crede che solo nel Medioevo si sia iniziato a fissare il giorno in più, ogni 4 anni, il 29 febbraio. Mentre ad accorgersi del piccolo avanzo di pochi minuti e a volerlo correggere è stato Papa Gregorio XIII alla fine del XVI secolo. Per ovviare all’errore di tutti gli anni precedenti, nel 1582 impone una riforma che prevedeva di passare dal 4 ottobre direttamente al 15 ottobre. E poi aggiunge un nuovo anno bisestile ogni inizio di secolo dei secoli divisibili per 400.

    Curiosità sull’anno bisestile
    Nei secoli l’anno bisestile ha assunto le sfumature culturali più varie. Sono molti a considerarlo un anno sfortunato - solo superstizione, dura di più ma per il resto è uguale agli altri - tanto da essere nato anche il detto «anno bisesto, anno funesto». Questo perché febbraio, per gli antichi romani, era il mese dedicato ai morti. Quindi già di per sé poco allegro. Ma ci sono anche tradizioni popolari più curiose. Come quella irlandese, che voleva che le donne potessero dichiararsi agli uomini solo il 29 febbraio. Se l’uomo rifiutava, doveva però comunque dare qualcosa in cambio alla amata rifiutata: una moneta, un paio di guanti o un bacio. Mentre in Francia, dal 1980, c’è un giornale che esce solo il 29 febbraio, chiamato Le Bougie du Sapeur. I profitti vanno tutti in beneficenza. Ci sono persino dei protagonisti della storia che sono nati il 29 febbraio, come Papa Paolo III e Gioacchino Rossini. Quando festeggiano queste persone nate in un giono così particolare? Sicuramente non ogni quattro anni, ma il 28 febbraio o il primo marzo. Esistono anche due club che riuniscono ogni 4 anni tutti i figli dell’anno bisestile: il Club Mundial de los bisiestos, che si dà appuntamento a San Sebastian. E lo statunitense The honor Society of Leap Year Day Babies. Infine citiamo l’unico caso di 30 febbraio: in Svezia, nel 1712, si è aggiunto anche questo giorno in più.












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