Scatta il modem libero, ma gli operatori si adeguano in ordine sparso

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    Scatta il modem libero, ma gli operatori si adeguano in ordine sparso

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    C'è chi (come Tim) abilita completamente l'uso di modem alternativi sulla propria rete, anche se allo stesso tempo va al Consiglio di Stato contro la delibera Agcom che ha istituito questo nuovo diritto degli utenti. Altri (come Vodafone) stanno ancora adeguando la propria rete. Ecco caso per caso che cosa stanno facendo gli operatori

    di ALESSANDRO LONGO


    Il primo dicembre è scattato il diritto degli utenti al modem libero, per Adsl e fibra ottica, e gli operatori si stanno adeguando. In ordine sparso, però: non tutti completamente e allo stesso modo. Tutto questo mentre pendono ancora i loro ricorsi contro la delibera Agcom che ha istituito quel nuovo diritto collettivo. Ossia il diritto – ricordiamo – a poter usare un modem di propria scelta nell’accesso internet da casa, senza più essere obbligati a usare (e in certi casi a pagare) quello del proprio operatore (com’è successo finora).

    Per ora questo si applica solo ai nuovi contratti (dal primo dicembre), mentre dovremo aspettare il primo gennaio – secondo la delibera Agcom – perché arrivi anche sui contratti già attivi. Salvo ovviamente casi di disubbidienza da parte degli operatori alle richieste dell’Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom); evenienza certo possibile considerato che il modem libero è per loro un brutto colpo, economico: un danno che Tim stima in 350 milioni di euro, si legge nel ricorso che aveva presentato al Tar.

    Questo scenario di incertezza, per i diritti dei consumatori, è confermato anche dal modo ondivago con cui gli operatori hanno cominciato a adeguarsi alle nuove regole.

    Tim le ha sposate in modo pieno ed esplicito. E quindi: ha consentito l’accesso di altri modem alla propria rete, non solo per internet ma anche per poter fare le telefonate incluse nel contratto; ha fornito i parametri necessari alla configurazione degli stessi (come richiesto da Agcom). Questo per tutte le sue offerte. Teniamo conto che le offerte Tim già da qualche tempo hanno un modem incluso gratuito. Quindi l’utente, per il diritto a usare un proprio modem (magari acquistato per l’occasione), dovrebbe rinunciare a quello che avrebbe già gratis con l’operatore.

    Wind 3 ha fatto una cosa diversa: ha creato un’offerta ad hoc, Absolute, che permette di usare qualsiasi modem (alle stesse condizioni dell’offerta standard, che include un modem dell’operatore). L’utente Absolute, insomma, per poter usare un proprio modem, deve accettare di pagare lo stesso dell’altra offerta, ma con qualcosa di meno incluso (il modem Wind 3). Non siamo ancora arrivati insomma a una situazione a cui la delibera Agcom mirava: la nascita di offerte “senza modem incluso” che costino meno di quelle che comprendono il modem dell’operatore.

    Fastweb, un po’ come Tim, permette di accedere alla propria rete con qualsiasi modem, per qualsiasi offerta; non è ancora chiaro però se siano sempre abilitate anche le chiamate (su questo ci sono informazioni discordanti sul sito).
    Più complessa ancora la situazione di Vodafone, che non ha ancora finito i lavori per adeguare la propria rete alla libertà di modem: lo farà a inizi 2019, a quanto risulta. Il modem proprietario è incluso gratis e adesso l’operatore non addebita più 50 euro all’utente per mancata consegna.

    Su alcuni vecchi contratti, alcuni operatori facevano pagare il modem e questa condizione si applica ancora agli utenti che li hanno sottoscritti. Da gennaio, secondo le regole, gli operatori dovranno scegliere se renderlo gratuito o se, in caso contrario, permettere all’utente la disdetta gratuita. In ogni caso, l’utente che paga il modem avrà diritto alla fine del contratto a poterlo usare anche con altri operatori (finora non è stato così).

    Ma per tutto questo si vedrà a gennaio. La situazione è turbolenta. Tim nei giorni scorsi ha fatto ricorso al consiglio di Stato contro la delibera Agcom (facendosi assistere dall’ex presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà). Ancora ignota la data del ricorso, così come per quelli degli altri operatori telefonici (al Tar del Lazio). A questi si è aggiunto Sky. Che ha deciso di opporsi alla delibera temendo che il nuovo diritto possa venire esteso anche ai suoi decoder.


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