Cucina indiana, connubio tra gusto e salute

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. lacasadelsole
     
    .

    User deleted


    Cucina indiana, connubio tra gusto e salute

    La cucina indiana è un connubio di gusto e benessere.
    A Torino ci sarà l'occasione per conoscerla da vicino e imparla con un corso.



    Quando si parla di cucina indiana si evocano immediatamente immagini di spezie e aromi che così tanto contraddistinguono questa magnifica cultura. Ma i profumi e i sapori non sono gli unici a caratterizzare un pasto “hindi”. Una delle colonne portanti è senz’altro il benessere.
    Parlare di cibo indiano e relegarlo a semplice cucina, sarebbe inappropriato. La cucina indiana è infatti, in primis, arte, cultura e salute. Non esiste piatto non elaborato secondo i crismi di una scienza millenaria che ha saputo – da sempre – istruire anche i popoli occidentali.

    Anche la Medicina Ayurvedica, parallelamente, non può scindere la salute dall’alimentazione. Anzi, mangiare in modo corretto è, per l’ayurveda, uno dei primi metodi per godere di buona salute. Ma alimentarsi nel giusto modo non significa seguire consigli di massima su quali alimenti possono nuocere e quali no. Significa per lo più utilizzare i cibi in modo appropriato secondo la propria costituzione (prakruti). Secondo la tradizione indiana, infatti, ognuno ha una costituzione predominante incarnata nei dosha Vata, Pitta o Kapha.

    Una persona di costituzione Vata, per esempio, essendo di natura fredda e secca, dovrà sempre preferire cibi caldi con spezie riscaldanti, ridurre al minimo quindi i cibi crudi (che invece raffreddano e sono più difficili da digerire) e aumentare l’apporto di condimenti che lubrificano bene come oli e grassi (ghee). Al contrario, i Pitta, dovranno stare alla larga da cibi che riscaldano molto e ridurre al minimo carni rosse, spezie piccanti, cioccolata, salse di pomodoro eccetera.
    I kapha, infine, non devono eccedere con i liquidi, pane e prodotti da forno, ma aumentare la quantità di verdure ingerite.

    In questa sede non ci è possibile approfondire, tuttavia, anche un’esposizione così sommaria può farci comprendere quanto la Medicina Ayurvedica possa essere applicata con successo alla cucina tradizionale indiana, così come alla nostra.
    Nella cucina indiana vengono adoperati in larga misura i “Masala”, ossia delle polveri di erbe che, oltre a insaporire, aiutano a digerire, ridurre il gonfiore addominale ed eventuali effetti negativi di cibi o prodotti “ non digeriti” (ama). Ogni donna indiana possiede un suo Masala preparato con cura utilizzando una media di 20 erbe in base ai propri gusti e necessità.
    La buona notizia è che anche qui in Occidente, chi lo desidera, può realizzare questi preparati con estrema facilità. In alternativa, se non si sa come fare, o si ha poco tempo, si possono adoperare quelli che si trovano già pronti – importati direttamente dall’India – di cui il più famoso è senz’altro il Garam Masala.

    Se l’alimentazione è importante, la digestione non è da meno. E, per digerire bene, si devono anche seguire dei piccoli accorgimenti che l’Occidente sta scoprendo solo oggi. Per esempio, non mangiare mai carne o pesce insieme a latticini (a eccezione dello yogurt), oppure i legumi con alcuni tipi di frutta secca.
    Chi soffre di acidità gastrica, invece, dovrà eliminare i cibi che aumentano il “calore” (PITTA), piccoli accorgimenti che spesso apportano benefici maggiori dei classici farmaci antiacidi.
    Secondo la Medicina Ayurvedica, per godere di una buona salute a livello digestivo è importante avere un buon funzionamento di agni (il fuoco digestivo responsabile di tutti i processi di trasformazione). Trattandosi di calore, è ovvio che Pitta deve essere sufficientemente alto, ma non troppo.

    Secondo la tradizione ayurvedica vi sono almeno 13 tipi di agni nel nostro corpo, ma quello di estrema importanza è proprio jatharagni, situato a livello dello stomaco e che presiede alla formazione del tessuto (DATHU) primario detto RASA (plasma nutritivo).
    Quando tutto funziona correttamente, e di conseguenza, i tessuti vengono nutriti nel modo giusto, ci si trova in uno stadio detto Samagni. Ovviamente si tratta di una condizione molto rara.
    Il mal funzionamento di AGNI, invece, si presenta con maggior frequenza a causa della vita che conduciamo e può manifestarsi in modo diverso a seconda dello stadio in cui esso si trova. Se per esempio è molto influenza da VATA (spazio/aria), la digestione del cibo è sempre diversa e molto variabile. A volte lenta, a volte veloce o normale. E’ contraddistinto generalmente da stitichezza intervallato da dissenteria e gonfiore addominale.

    Quando invece Jatharagni è troppo attivo, la digestione è troppo veloce e la persona sembra avere fame continua. Si nota soprattutto nelle persone con predominanza di PITTA e si accompagna da sete e sensazioni di bruciore. Questo stadio è detto Tikshagni.
    Una delle condizioni meno piacevoli è quella che in ayurveda viene definita Mandagni, quando, cioè, diventa difficile digerire anche piccole quantità di cibo. Quindi si hanno frequentemente nausea, vomito, salivazione eccessiva, stanchezza e un aumento della costituzione Kapha (con aumento di peso).

    A seconda della condizione dello stato di salute si possono prendere i provvedimenti “alimentari” più svariati. Tra questi citiamo anche il Kichadi (o Kichari) che fa, in realtà, parte di una terapia ben più complessa che si chiama panchakarma (purificazione). Tuttavia, utilizzare ogni tanto questo tipo di cibo contraddistinto da una sorta di stufato preparato con riso basmati, fagioli mung e spezie in base al tipo di disturbo, non può fare altro che bene.
    La cucina orientale, pertanto, quando è abbinata alla Medicina Ayurvedica diviene una vera e propria scienza del benessere e, relegarla a semplice cibo significa davvero deprezzarla.
    Cosa si può ancora trovare di particolare nella tradizione culinaria indiana? Il lassi per esempio, una bevanda preparata con yogurt, acqua e spezie molto simile al Chhaas utilizzato più frequentemente in Pakistan che in India.

    A Torino il primo corso di cucina indiana
    Se l’idea di cucinare piatti indiani vi stuzzica, nel mese di maggio a Torino, Ayurveb presenta un appuntamento per conoscere tutti i segreti dell’arte culinaria indiana.
    Si entrerà nel vivo della cucina indiana sperimentando – e assaporando – con le proprie mani, la pratica culinaria. Il corso sarà condotto da a un'esperta che guiderà i partecipanti alla realizzazione di un pasto in accordo con la tradizione ayurvedica.

    fonte
     
    Top
    .
  2. lacasadelsole
     
    .

    User deleted


    Pollo Tikka Masala

    Ingredienti:


    700 gr di pollo disossato
    60 ml di yogurt semplice
    20 gr di pasta di zenzero
    20 gr di pasta d’aglio
    2 gr di polvere di cumino
    1 gr di curcumina
    2 gr di chili
    5 gr di polvere di cardamomo
    15 ml di succo di limone
    10 gr di pasta di cilantro o 5 gr di polvere di coriandolo
    30 gr di farina
    75 ml di olio
    Sale

    Preparazione:

    Taglia il pollo in cubetti di 2 cm circa.
    Mescola tutte le spezie con lo yogurt e sbatti bene.
    Fai marinare il pollo nella mistura per almeno 4 ore.
    Spieda il pollo con una distanza di almeno 1 cm di distanza.

    Cottura in forno:

    Riscalda il forno a 180°C.
    Arrostisci per circa 15 minuti o finchè non è cotto, ungendo una volta con olio. Tieni una vaschetta sotto per raccogliere il grasso.

    Cottura con la griglia:

    Griglia per 8-10 minuti o finchè non è cotto, ungendo una volta con olio.
    Servi caldo da solo o con il pasto principale.


    fonte
     
    Top
    .
1 replies since 3/5/2012, 10:05   137 views
  Share  
.