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Storia di periferia
Brano di Dik Dik
Mia madre faceva la sarta
Cuciva vestiti su misura
Per vecchie signore
Ed io dalla porta spiavo
Vedevo la mano sicura
Fare ricami a fiori
Mio padre era un ubriacone
E tutti i nostri risparmi lui
Spendeva alle carte
E non perdeva occasione
Per ritornare ogni sera più tardi
Ogni sera più al verde
Ed io con le scarpe bucate
Il cappotto in cui stavo tre volte
Son cresciuto in strada
E fu così che una notte
Giocando a testa o croce
Io giocai con la sorte
Il treno corre e va
Ed ho il cuore stretto
Da una morsa d'acciaio
Il treno corre e va
Più non rivedrò
L'acqua verde del fiume gaio
Il treno corre e va
Guardo le stelle
Ed un sogno mi sfiora la pelle
Il treno corre e va
Ma qualcosa c'è
Che ribolle nel cuore mio
Voglio tornare da lei
Per dirle "son qualcuno anch'io"
La sera scappavo di casa
In punta di piedi con la paura
Di fare rumore
E poi io con lei me ne andavo
Laggiù fino al vecchio granaio
A fare l'amore
Ed ora che vivo lontano
Mi son detto già un sacco di volte
Torno a casa mia
Ma poi arriva pian piano la notte
E una voce mi grida più forte
"In carrozza, si parte"
Il treno corre e va
Ed ho il cuore stretto
Da una morsa d'acciaio
Il treno corre e va
Più non rivedrò
L'acqua verde del fiume gaio
Il treno corre e va
Guardo le stelle
Ed un sogno mi sfiora la pelle
Il treno corre e va
Ma qualcosa c'è
Che ribolle nel cuore mio
Voglio tornare da lei
Per dirle "son qualcuno anch'io" -
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La canzone per gli altri
Tutte le canzoni nascono
per l'uomo
in mezzo ad un grande deserto
Ora sorgono come un singhiozzo
dal profondo del cuore in pena,
ora come un ridere gaio
scaturito dalla gioia
che non si può non sentire
per la vita e la bellezza del mondo.
Senza che sappiamo come
sorgono col respIro
parole e toni
che non sono
dei discorsi di tutti i giorni
e diventano cosa propria
di chi sa cantarle per gli altri.
La poesia induce l'uomo ad uscire dal deserto della superficialità e della smorta abitudine dei pensieri usuali, sui quali il suo spirito tende pigramente ad adagiarsi, rivelandogli gli aspetti più profondi e meno evidenti del dolore e della gioia, della vita e del mondo.
Essa prorompe spontanea dal cuore del poeta senza che egli stesso « sappia come», con parole e toni diversi da quelli di tutti i giorni, e quindi tutti suoi e solo suoi, perché diversa e tutta personale è la visione della realtà che ai suoi occhi appare nei momenti della ispirazione; ma diventano parole e toni di tutti coloro che sanno sentirli come propri e immedesimarsi in essi come in una esperienza direttamente e personalmente vissuta.
Da "I canti Esquimesi"
Fonte