-
.
-
.
-
.
-
.
-
.
-
.
-
.
L’uomo libero
L’Uomo Libero non ha confini,
il suo limite è l’infinito,
le sue vie sono sempre aperte
come le porte di un tempio invisibile
è lui, il sacerdote dell’Ignoto
L’Uomo Libero spregia le catene
ma non si lascia travolgere dalla lotta,
il suo campo di battaglia è la vita,
la prima preoccupazione, l’Amore.
L’Uomo Libero è vento:
accende le ceneri addormentate,
spettina le foglie degli alberi,
grida dall’alba del sole
al tramonto della luna
per ricordare al mondo
una sola parola: libertà!
di Domenico Turco -
.
-
.
-
.
-
.
Ciao Martino -
.
-
.
-
.
Il bambino che parlava con la terra
Fonte
C’era una volta un bambino che parlava con la terra.
Gli bastava soltanto accucciarsi e porgerle l’orecchio per sentirla parlare. Il bimbo e la terra giocavano insieme, nei pomeriggi di tutti i giorni dell’anno.
“Terra, terra, come giochiamo oggi?”
“Scavami bene, deposita un tesoro e coprilo di nuovo. Domani lo ritroverai.” E così il bimbo nascondeva il soldino che gli aveva dato la mamma, per ritrovarlo il giorno successivo.
“Terra, terra, cosa facciamo oggi?”
“Prepara le montagnette per far scivolare il trenino di legno. Oppure osserva bene le formiche e scopri dove vanno. Di sicuro, non ti annoierai.”
Passarono gli anni, il bambino crebbe, andò a studiare e ritornò. Volle accucciarsi ugualmente per posare l’orecchio sul terreno. “Quanto tempo” disse la terra. Vuoi giocare di nuovo con me al tesoro sepolto? O preferisci forse le montagnette? Sai, oggi, le formiche andranno a passeggio …”
“Ma ormai sono cresciuto” rispose il ragazzo. “Non gioco più da tanti anni. Ho bisogno di un lavoro per guadagnare dei soldi che mi consentano di vivere …”
“Non preoccuparti” disse la terra. “Penserò io a te. Ho solo bisogno di pochi semini. Cercali, scavami e mettimeli dentro. Avrai frutta da vendere.” Il giovane corse al mercato agricolo, comprò i semi e fece quanto la terra gli aveva ordinato. Dopo qualche tempo poté vendere la frutta e guadagnò molto. I soldi, però, gli guastarono l’animo, e aprì una fabbrica di plastica. Così la terra e le acque si inquinarono e gli oggetti che lui comprò per sé e per la famiglia sporcarono l’ambiente.
“Voglio regalare un bel mazzo di fiori a mia moglie” pensò un giorno. “Andrò a raccoglierli io stesso in giardino.”
Camminò a lungo, guardandosi intorno, ma era inutile. Nell’immenso giardino crescevano solo bottiglie di plastica. Allora si inginocchiò e posò ancora una volta l’orecchio sul terreno.
“Terra, terra, dammi dei fiori per mia moglie.”
“Non posso” rispose la terra. “Mi hai fatto mangiare tante porcherie ed hai reso l’acqua puzzolente e più nera del petrolio. Come potrebbero crescere fiori?”
Solo allora il giovanotto capì di essersi comportato male. Chiese scusa alla terra, chiuse la fabbrica di plastica e piantò tantissimi fiori. Così tanti che, se chiudete gli occhi ed annusate, potrete sentirne ancora il profumo.
Marcella Geraci -
.
Da “Cedi la strada agli alberi” di Franco Arminio
Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita,
ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza.